SETTENARIO MADONNA DEL PIANTO 2024

MARTEDI 7 MAGGIO

 

"E’ BENE PER VOI CHE IO ME NE VADA, PERCHE’ SE NON ME NE VADO, NON VERRA’ A VOI IL CONSOLATORE". (Gv.16,5-11)

 

            Provate a pensare come devono essere risuonate queste parole di Gesù alle orecchie di Maria. Gesù se ne va, Lei non vedrà più quel suo adorato Figlio, non lo potrà più toccare, ascoltare direttamente. E’ una prova dura per una Madre.

            Ma Lei sa che se Gesù torna al Padre, un motivo c’è per lei e per noi. Gesù, durante la sua vita terrena, è stato una "presenza" visibile di Dio. Ma questa Presenza, così utile per noi che siamo esseri umani, era anche allo stesso tempo un limite: perché Gesù era uomo come noi, era limitato ad un certo tempo e ad un certo luogo. E ne aveva coscienza quando ha detto "è bene per voi che io me ne vada".

            Mandando il suo Spirito, Gesù sa di moltiplicare la sua presenza: lo Spirito non ha più alcun limite, può arrivare dappertutto.

            Gli apostoli saranno loro i testimoni del suo amore per tutte le regioni del mondo. Maria conosce l’opera dello Spirito santo. Ha sperimentato questo dono che quando l’ha avvolta le ha fatto generare il Figlio di Dio e sa che questo dono, scendendo sugli apostoli opererà meraviglie. Noi siamo ben poca cosa da soli, ma se ci lasciamo riempire e trasportare dallo Spirito con Lui possiamo davvero rendere presente Gesù nella nostra giornata e per i nostri fratelli.

            Ma capisco benissimo lo stupore degli Apostoli davanti a questa frase di Gesù: non sarebbe forse bello se Gesù, con il suo corpo fosse ancora presente in qualche parte della terra? Il fatto di poter sentire la sua Parola in diretta, il fatto oggi di poterlo vedere in mondovisione, il poter rivolgere a Lui direttamente le nostre domande… che sogno meraviglioso!

            Eppure Gesù se ne va non "per lasciarci orfani", Lui, "sarà con noi fino alla fine del mondo", Colui che viene dopo di Lui, lo Spirito Santo, lo Spirito di amore del Padre e di Gesù è il nostro Consolatore, Colui che non ci lascia soli, Colui che ci ricorda e rinnova tutte le parole di Gesù.

            Noi vorremmo poter consultare Gesù ‘in diretta’ e non ci accorgiamo di essere il tempio dello Spirito dove Gesù abita, noi vorremmo sentire la sua parola, ma nello Spirito possiamo leggere ed ascoltare sia la parola di Gesù che troviamo nelle Scritture che quella che ci parla direttamente attraverso la coscienza, le persone e i fatti della vita.

            Noi vorremmo poter toccare Gesù, andare magari una volta in vita a fare un pellegrinaggio dove lui abita, e non ci accorgiamo che Lui stesso è in continuo pellegrinaggio verso di noi, che possiamo non solo toccarlo ma riceverlo nel suo Corpo e rivivere la grazia della sua passione e risurrezione per noi.

            Noi vorremmo sentire con le nostre orecchie le parole del suo perdono, per esserne sicuri, e non ci accorgiamo che queste parole, proprio per dono dello Spirito giungono a noi ogni volta che un povero prete, a nome suo le ripete, proprio per noi.

            E’ vero che sarebbe bello se Gesù fosse ancora su questa terra come lo era con i suoi apostoli, in Palestina, ma è altrettanto vero che se accolgo il suo Spirito di amore, oggi posso incontrarlo personalmente tante volte, e non solo, io stesso posso, pur nei miei molti limiti, incarnare ancora la sua presenza nel mondo.

            Noi vorremmo poter vedere la bellezza di Maria, dirle grazie per aver accettato di essere Madre di Gesù e Madre nostra, e non ci accorgiamo che abbiamo quello stesso Spirito che ha generato in Lei il Salvatore e che può generarlo anche in noi. E’ solo accorgendoci dello Spirito Santo e lasciandolo operare in noi che continuiamo l’incarnazione di Gesù in tutto il mondo.

            Maria assumerà talmente a fondo i doni dello Spirito che anche Lei diventerà Consolata e Consolatrice.

 

 

 

 

 

 

 

SETTENARIO MADONNA DEL PIANTO 2024

MERCOLEDI 8 MAGGIO

 

“MOLTE COSE HO ANCORA DA DIRVI, MA PER IL MOMENTO NON SIETE CAPACI DI PORTARNE IL PESO”.(Gv. 16,12-15)

 

              Tante volte noi consideriamo fortunati i contemporanei di Gesù perché pensiamo che allora, davanti a qualsiasi difficoltà, problema, interrogativo vitale, bastasse andare da lui  che aveva la soluzione per ogni cosa.

              Gesù afferma chiaramente di non aver detto tutto. Gesù, il Vangelo non sono una ‘raccolta’ di risposte per ogni problema.        

              Gesù è una persona da conoscere e scoprire ogni giorno ed è proprio in questo camminare quotidiano con Lui che, attraverso il suo Spirito, ci stimola a trovare strade nuove per cercare soluzioni ai problemi della nostra vita e a quelli dei fratelli.

              Per capire meglio questo, pensiamo ancora una volta a Maria. L’angelo le dice che diventerà Madre di Dio, ma non le dà molte spiegazioni. Maria davanti a Gesù sa, crede che Lui è il Figlio di Dio ma non ha soluzione immediata a quelli che sono i problemi del quotidiano.

              Lei e Giuseppe devono cercare ogni giorno la volontà di Dio, magari anche fidandosi dei “sogni”; ad esempio davanti a Gesù ritrovato nel tempio, Maria deve fare uno sforzo umano per comprendere le sue parole che poi mediterà a lungo nel suo cuore.

              Però anche se non ci sono tutte le risposte e tutte le indicazioni, lo Spirito del Signore la accompagna, le suggerisce, la stimola a fare ogni giorno quello che Lei ha promesso: compiere la volontà di Dio.

              Anche per noi, nella nostra vita ci sono più interrogativi che sicurezze. Sovente come cittadini di questa umanità siamo incerti su quali siano le scelte davvero cristiane per un mondo migliore; come genitori ad esempio non siamo sicuri di dare quello che è giusto ai nostri figli; davanti ad un certo modo di comportarsi del mondo siamo tentati anche noi di trovare le vie più semplici del potere e del successo…

              Gesù non ci ha dato tutte le risposte, ma se noi lasciamo parlare il suo Spirito in noi, se noi guardiamo al suo modo di comportarsi, se ci facciamo aiutare da una coscienza ben formata e dal pensiero più genuino della Chiesa, allora davvero si realizza quello che Gesù ha promesso e cioè che lo Spirito Santo “prenderà del suo e ce lo annunzierà”.

            Per questo Gesù ci ricorda una cosa che noi a volte dimentichiamo: la fede è un cammino, è una via da seguire con gioia e con fatica ogni giorno, è un dono ma anche una conquista quotidiana, è un qualcosa che non puoi dire mai di possedere totalmente. Ci sono quotidianamente cose nuove da scoprire, da approfondire, da vivere.

            Con Dio succede un po’ come capita ad un fidanzato, a uno sposo, ad un amico nello sviluppo di una relazione di amore. Non subito si conosce profondamente l’altro ma se si ama ci sono aspetti sempre nuovi, gioiosi per approfondire l’amicizia.     Dobbiamo renderci conto che anche noi siamo come gli Apostoli, siamo ancora all’inizio di un cammino, non riusciamo a capire tutto. Gesù questo lo sa, non si spaventa dei nostri sbagli e ci incoraggia anche davanti alle cadute.

            C’è una quantità di cose che noi, ora, non possiamo capire ma che il Signore ci rivelerà poco per volta se fedeli ad ascoltare la voce dello Spirito che parla al nostro cuore e che ci parla di Gesù.

            Chiediamo a lui la forza di non considerarci mai soddisfatti, pieni di noi e delle nostre conoscenze dottrinali, di non sentirci mai degli "arrivati della fede", persone che pensano di poter indicare la via agli altri quando invece siamo alla ricerca come tutti gli altri.

            Chiediamo al Signore di darci la sua pazienza, il suo amore per non mettere sulle spalle degli altri, pesi che essi non possono portare...

            Chiediamo la forza del suo Spirito per poter camminare al ritmo della sua grazia, al ritmo dei suoi passi, accompagnando i fratelli nel loro cammino.

 

 

SETTENARIO MADONNA DEL PIANTO 2024

GIOVEDI 9 MAGGIO

 

VOI SARETE AFFLITTI, MA LA VOSTRA AFFLIZIONE SI CAMBIERA’ IN GIOIA”. (Gv. 16,16-20)

 

            Attenzione a come leggiamo questa parola! Qui non vuol dire: “Soffri, soffri che poi il Dio a cui piace la sofferenza ti premierà con il Paradiso”

            Qui Gesù non soltanto vuol aiutare i suoi amici ad essere preparati alla sofferenza della sua passione e alla gioia della sua risurrezione, ma in fondo vuol descrivere in breve il percorso della vita di ognuno di noi.

            Noi siamo fatti per la gioia e, in un modo o nell’altro, tutto il nostro pellegrinare sulla terra sta nel ricercarla.

            Non sempre, però la incontriamo, ed anche quando ci sembra di sperimentarla, magari in un affetto, in un momento sereno, ci accorgiamo subito della sua precarietà e di quanto sia facile vederla deturpare dal tempo, dal dolore, dalle prove.

            Altre volte facciamo l’esperienza opposta, quella di passare da un grande dolore, da una tristezza profonda, a qualcosa di estremamente gioioso, coinvolgente, appagante.

            Se poi pensiamo a quanto Gesù ci ha insegnato, ci rendiamo conto di essere persone chiamate alla gioia e alla serenità ma che spesso si accorgono che nella vita c’è un prevalere immediato della fatica e della sofferenza, persone chiamate a partecipare alla festa della Pasqua di Gesù e nostra ma che contemporaneamente devono accettare il cammino della croce.

            A questo punto l’insegnamento diventa ancora più importante: il dolore, la sofferenza, le prove attraverso cui siamo chiamati a passare non vanno vissute come un’iniquità contro di noi o come noncuranza di Dio nei nostri confronti o come fini a se stesse, ma quale effettivo fardello da portare coraggiosamente, quale momento in cui morire per rinascere come il chicco di grano di cui ha parlato Gesù.                        Soprattutto è importante sapere che Cristo è sempre con noi: domani nella nostra gioia, anzi come causa della stessa, oggi come pellegrino e fratello che vive nella nostra stessa afflizione.

            Riesco qualche volta, con Gesù, a fare questa esperienza di passaggio dall’afflizione alla gioia?

            Essere a terra, scoraggiati, abbattuti da avvenimenti negativi, incapaci di trovare una soluzione umana, bloccati nel proprio peccato, feriti da una malattia... e mettersi, non si sa perché, a pregare... fare un po’ di silenzio e parlare a Gesù...     Prendere il suo vangelo e leggere con calma la prima pagina che capita sotto gli occhi...

            Andare a trovare un amico e parlare... andare a trovare un prete e confessarsi...

            Ed ecco che, qualche volta, la tristezza si cambia in gioia.           Capita anche che nulla sia cambiato delle circostanze esteriori (magari il dolore o la malattia sussistono) e tuttavia la tristezza se ne è andata, cambiata in gioia.

            Perché non chiedere allora l’aiuto a Maria, fonte della nostra gioia?

            Della gioia che è frutto dello Spirito Santo, Maria ha fatto esperienza più di ogni altra creatura. Più di ogni altro Maria «ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore» abbandonandosi con totale fiducia nelle mani di Dio. Per questo è dichiarata beata dalla cugina Elisabetta. E lei stessa canta la gioia che nasce da questo affidamento a Dio con le parole del Magnificat: «L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore».

            In Maria si realizza dunque la profezia di cui ci ha parlato il profeta Zaccaria: «Gioisci, esulta, Figlia di Sion, perché io vengo ad abitare in mezzo a te».

            E quanto si realizza in lei è destinato a realizzarsi in ogni battezzato e nell'intera Chiesa del Signore.

            Invocando l'aiuto di Maria e facendo affidamento nella sua materna intercessione potremo davvero unirci sempre più profondamente a Gesù e sperimentare quella pienezza di gioia che ci ha promesso: « VOI SARETE AFFLITTI, MA LA VOSTRA AFFLIZIONE SI CAMBIERA’ IN GIOIA ».

 

 

 

SETTENARIO MADONNA DEL PIANTO 2024

VENERDI 10 MAGGIO

 

NESSUNO VI POTRA’ TOGLIERE LA VOSTRA GIOIA”.

(Gv. 16,20-23)

           

            Provate a pensare a quanto lavoro e quanti sacrifici per poter realizzare le nostre aspirazioni! Quante rinunce, quanti bocconi amari inghiottiti, quanti giorni della nostra vita impegnati, consumati per raggiungere una meta, sia essa un titolo di studio, una carriera, una buona posizione sociale!

            E non tutti la raggiungono. Spesso una malattia, una disavventura, la sorte, che a volte s'accanisce contro, hanno mandato per aria tanti progetti. Altri più fortunati ci sono arrivati, e hanno avuto delle soddisfazioni, ma quanto tempo sono durate? Basta un nulla perché anche cose belle, costate fatica diventino inutili o svaniscano in un momento

            Quante volte abbiamo invidiato i vincitori delle grandi lotterie, quante volte abbiamo guardato con occhi sgranati dalla meraviglia i divi del cinema, i primatisti dello sport, gli idoli della vita mondana? Eppure quanti di questi idoli sono andati in frantumi! 

            La gioia che Dio ci può dare non conosce tramonto, non teme intrighi, non corre alcun rischio: è al sicuro. Perché non legata a beni che da un momento all'altro possono sparire, essere rubati o liquidati, corrotti o appassiti, bensì prodotta dalla presenza divina, che nessuno e nessuna cosa potrà mai toglierci: Egli è sempre e dovunque.

            E, se  lo vogliamo, è sempre con noi. Né la malattia, né la vecchiaia, né un dolore, né una disavventura o contrarietà ce lo potrà mai strappare dal cuore. Le prove potranno farci gemere, potranno anche farci versar delle lacrime, ma non potranno mai estirpare la gioia che solo Dio può accendere nel cuore. 

            Potremmo nella vita incontrare dei ricchi disperati o trovare dei giovani nauseati e dei dotti smarriti, ma non capiterà mai di incontrare  un solo santo malinconico o disperato. Perché il santo sa che tutto può essergli tolto, che le prove della vita possono farlo soffrire e anche condurlo alla morte ma mai potrà essere tolto loro il Signore.

            Vivere la gioia è vivere il presente e trovare nelle piccole cose il conforto per essere quelle persone meravigliose ed uniche che siamo.

            Vivere la gioia è capire che quanto accade, accade per il nostro bene e che tutto ci è donato per il nostro meglio.

            Vivere la gioia è pensare grande, al di là delle piccole beghe e difficoltà quotidiane, dei desideri effimeri, delle necessità superflue.

            Vivere la gioia è vedere bello, nonostante i nostri cattivi pensieri sugli altri e degli altri nei nostri confronti. E’ vedere bello, uscendo da un dolore che ci ha prostrati. Vincendo la debolezza che ci ha sfiniti. E’ vedere con gli occhi del cuore e dell’anima al di là di tutto quanto ci può disturbare.

            Essere gioia è saper accettare anche senza capire, è l’abbandono e la fiducia in Qualcuno che provvederà a noi. Noi non potremmo vedere correttamente senza il Suo aiuto.

            Essere gioia è vedere gli altri, oltre noi stessi, è saper cambiare noi stessi per cambiare e migliorare il mondo intorno a noi.

            Essere gioia, in fondo, non è che riscoprire quello stesso sorriso di Dio sulla polvere che Lui aveva modellato, ed è capire che questo sorriso è ancora profondamente nel cuore di ciascuno di noi.

            Nessuno prima e più̀ di Maria di Nazareth ha sperimentato la gioia travolgente della risurrezione di Cristo, la gioia grande del trionfo sulla morte.

            Maria è portatrice della gioia che nasce dal sentirsi amati: perciò̀ il cristiano, che sa di essere infinitamente amato da Dio, avvolto e custodito dalla tenerezza del suo amore fedele, è fatto per la gioia.

            La gioia scaturisce dall’umile riconoscimento dei tanti doni che riempiono l’esistenza: dal cielo sopra di noi, al cuore che batte in noi, all’amore che ci dona coraggio e vita.

            Impariamo da lei a essere portatrici di gioia e le chiediamo di ottenerci dal suo amato Figlio i doni dell’amore di Dio, fonte della vera gioia.

 

 

 

ALLA PROCESSIONE 

 

            Questa sera abbiamo camminato insieme pregando Maria e siamo così arrivati al nostro Santuario della Madonna del Pianto.

            Ma credo che il vero santuario mariano, non sia lontano da noi, è vicino, è vicinissimo, perché́ non è fuori di noi, è dentro di noi. Il più̀ bel santuario mariano è il nostro cuore, perché́ Maria, Lei che ha provato il dolore e la sofferenza soprattutto ai piedi della croce, ci è vicinissima nei momenti più̀ difficili e preoccupanti della nostra vita.

            Ci è vicina e ci aiuta a fare una cosa, la stessa cosa che ha  fatto Lei: la Madonna addolorata non ha tenuto per sé il suo dolore, ma l’ha offerto al figlio Gesù̀ sulla croce, ha voluto che il suo dolore si mescolasse al dolore di Cristo, così tutti noi siamo stati salvati dal dolore di Cristo insieme al dolore di Maria.

            Nella nostra vita tutti noi incontriamo l’esperienza del dolore o di qualche sofferenza. Ma vorrei dire che neppure la più̀ piccola briciola di dolore deve andare persa, deve essere smarrita. Ogni briciola di dolore noi la dobbiamo unire al grande dolore di Maria per la morte di suo Figlio!

            Se in ogni nostra giornata sapremo vivere orientati così, allora anche la nostra sofferenza diventerà̀ davvero preziosa, servirà̀ per la nostra salvezza, ma anche per la salvezza del mondo.

            Si, il dolore, nel disegno di Dio, per chi ha fede è qualche cosa di grande proprio perché́ è sorgente di serenità̀, di pace, di vita nuova, di fede, di speranza e di coraggio.

            Affidiamoci questa sera alla nostra Madonna e diciamole: «Santa Maria, addolorata, noi non possiamo pretendere di godere di percorsi meno faticosi di quelli che hai percorso tu. Ma noi ci rivolgiamo a te perché́ vogliamo imparare da te come ascoltare Gesù̀, come gustarlo anche nelle tonalità̀ amare della vita. Soprattutto noi vogliamo riconoscerlo come via che ci conduce alla vita; quella via che fa di te Colei che indica la via della salvezza. Amen.».

 

 

 

OMELIA ASCENSIONE 2024 – 1 prefestiva

 

Cristo ascende al cielo. C’è da chiedersi se Cristo se ne va o se ne sta. Oggi Cristo non è più tra noi? E noi, con i discepoli, siamo diventati all’improvviso poveri orfanelli in mezzo alle tempeste della vita? Che cosa possiamo fare?

Metterci a guardare verso il cielo e chiedere che Gesù ritorni al più presto perché qua le cose vanno male? No, troppo comodo! Cristo, ora è presente più che mai!|

Leggiamoci il Vangelo per cogliere questa sua presenza.

Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura”. Voi direte che queste parole sono rivolte ai discepoli, non certo a noi. Magari penserete che è roba da preti…

Cristo oggi ci chiede di testimoniarlo, di sentirlo accanto nel portarlo al mondo, di scoprire la Sua vicinanza nel diventare suoi testimoni.

Penso alle facce degli apostoli quando Gesù li ha inviati… Forse non ne erano troppo convinti.

Ma questo invito a predicare l’amore di Dio viene rivolto anche a noi. Quando mai io e voi abbiamo pensato di predicare il Vangelo ad ogni creatura…?

Se ancora oggi nel mondo c’è l’Amore di Cristo è proprio grazie a dei piccoli “Sì” da parte di uomini e donne a volte così insignificanti che hanno preso sul serio queste parole di Gesù. E noi cristiani, oggi spesso rinunciamo a farlo.

Eppure Gesù continua a dirci: Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura”.

Ancora oggi c’è un’umanità che aspetta il Vangelo.

No, non cominciamo solo a guardare le cartine geografiche mondiali, l’Africa, il Polo Nord… Cominciamo a guardarci intorno, cominciamo a guardare la nostra realtà personale, familiare, sociale, cittadina.

Ci sono persone, fatte di carne e ossa come me e come voi, che hanno un disperato bisogno di Cristo, che non sanno più dove sbattere la testa, che hanno perso il bandolo della propria esistenza, che scelgono quotidianamente di morire perché hanno perso la speranza, hanno perso il Vangelo, il lieto annuncio di vita.

“Mia colpa, mia colpa…”, a volte sapete può non bastare il nostro batterci il petto in Chiesa la Domenica… Magari serve solo rimboccarsi le maniche.

Essere cristiano oggi non è solo mettere una firmetta nella casella giusta o farsi venire la tentazione di fare “crociate” contro il maldicente di turno.

Lo sapete a Cristo che gli hanno detto e fatto? “Salve, re dei Giudei!”. E gli percuotevano il capo con una canna, gli sputavano addosso”.  

Testimoniare e predicare il Vangelo ad ogni creatura, significa scendere in campo là dove c’è l’umanità abbandonata, stare con gli ultimi, con quelli che hanno perso la strada di Dio … Essere cristiani là dove c’è l’ingiustizia, prendere gli schiaffi sul posto di lavoro per amore di Cristo e non reagire al male con il male, rischiare in prima persona.

Far sentire la Presenza di Cristo in ogni ambito, anche nei luoghi dove si decidono i destini di tanta povera gente…

Non dimentichiamo che un uomo anche se ha il colore della pelle differente, di altra nazione, di altra fede, è nostro fratello.

La ricordate la famosa espressione all’inizio della Bibbia di quel grande pensatore e anima delicata che disse “Sono forse io il custode di mio fratello?” Si chiamava signor Caino e pare che ci sia una sua discendenza che continui anche nei giorni nostri e che si sia unita ad un’altra ancora più squallida, quella di un certo signor Pilato, esperto nel lavarsi le mani e passare la decisione e le colpe ad altri!

Ogni cristiano è responsabile del prossimo perché è suo fratello.

Se noi cristiani chiudiamo la porta ai nostri prossimi o se li accogliamo e li ammassiamo come “merce avariata” non siamo più degni di esser chiamati tali e se noi cristiani tacciamo di fronte a queste situazioni diveniamo complici appieno!

Se Cristo oggi è vivo in mezzo a noi è perché delle anime hanno detto “Sì”.    Interrogati tu, quante volte la tua anima ha detto questi “Sì” a Dio? Quante volte hai visto i demoni andare via perché Cristo è stato testimoniato?

Festa dell’Ascensione, non stare troppo con il nasino all’insù, incontra Cristo quaggiù nel tuo prossimo!

 

OMELIA ASCENSIONE 2024 – 2 ore 7.30

 

            Fermatevi un momento, con gli occhi della vostra fantasia, a guardare questo piccolo gruppo di discepoli che stanno con gli occhi imbambolati a guardare verso il cielo. E devono venire due angeli a scuoterli: "Perché state qui a guardare il cielo? Andate! Lui tornerà".

            Vedete, questo non è il racconto di un fatto avvenuto: Gesù non si è mai sollevato per andare verso il cielo! Questo è un simbolo della nostra vita, un simbolo delle tante tentazioni, che abbiamo anche noi e che rischiano di lasciarci imbambolati a guardare verso l'alto.

            È la tentazione, per esempio, della spiritualità: le cose della terra, il lavoro, l'economia, la politica, i problemi di ogni giorno, pensiamo non siano importanti per Dio: contano i valori spirituali, la preghiera, le "cose interiori". E rimaniamo a guardare imbambolati verso l'alto, mentre il mondo se ne va da un'altra parte...

            Oppure è la tentazione di cercare la religione nei segni esteriori, nei prodigi, nei simboli della protezione dall'alto: quanta gente accorre là dove sembra che appaia la Madonna, dove sembra che lei abbia dato un messaggio, dove sembra che ci sia un prodigio, dove sembra che ci sia una benedizione speciale! È un modo, anche questo, di stare con gli occhi imbambolati a guardare verso l'alto e non accorgersi del mondo, che va da un'altra parte...

            O c'è gente che si rinchiude in qualche piccolo gruppo, in cui si parla con grande emozione di Dio, della Scrittura: gruppi ripiegati su se stessi, tutti tesi a cercare conforto reciproco! È un modo, anche questo, di rimanere con gli occhi imbambolati mentre il mondo se ne va da un'altra parte...

            Oppure - ed è forse la tentazione di molti di noi - ci lasciamo prendere dall'indifferenza: ormai ci sembra di non poter fare più niente per questo mondo così complicato e complesso; e ce ne rimaniamo a contemplare il cielo, senza renderci conto che intorno a noi la vita scorre e va da un'altra parte...

            Le letture di oggi ci ricordano che il compito nostro è quello di tornare là, a Gerusalemme, in mezzo alla città: è là che bisogna avere il coraggio di chinarsi sui mali del mondo per guarirli, di prendere in mano i "serpenti", di bere i "veleni".

            I serpenti non sono gli animali che strisciano per la terra: sono i tanti veleni che ci circondano: l'intolleranza, la violenza, la trascuratezza, l'ingiustizia, l'ignoranza...

            I tanti mali che inquinano l'aria che respiriamo ogni giorno: siamo invitati a combatterli nel concreto della nostra vita, là dove lavoriamo, nelle nostre famiglie, con i ragazzi che ci crescono intorno.

            È là, nel concreto della nostra vita, che possiamo chinarci sull'uomo malato, portare intorno a noi tenerezza e pace, il senso della vita, i valori fondamentali!

            È questo il senso della festa di oggi: l'invito del Signore a non rimanere a guardare verso l'alto, a non sfuggire a questa terra, ai suoi problemi, ma a continuare la sua opera, ad essere testimoni di Lui.

            È la nostra responsabilità e la nostra dignità di credenti!  Ed è una testimonianza che non è fatta soltanto di parole, di spiritualità, di preghiera, ma di gesti concreti, che - per quanto è possibile a ciascuno - fanno fare un passo avanti al mondo, alla vita che ci pulsa intorno, alla gente concreta che vive con noi.

Ci aiuti in questa avventura la nostra Madonna del Pianto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

OMELIA ASCENSIONE 2024 – 3 ore 10,30

            C'è un "tormentone" che ha accompagnato fin dall'inizio la mia ormai lunga vita di prete: è quello dei "segreti delle apparizioni della Madonna". Ogni tanto rispuntano, come le lumache quando piove: ancora, se ne parla; alcuni sembravano svelati, poi c'è ancora qualche cosa di misterioso... E i mezzi di comunicazione - la stampa, la TV, i social - son sempre pronti ad interessarsi di tutte queste cose; come anche qualche sprovveduto Cristiano.

            Non solo i segreti: la mia vita di prete è stata anche accompagnata da tutta una serie di apparizioni, di rivelazioni… madonne che piangono di qua, che piangono di là (le madonne, come sapete, non ridono mai..., del resto noi celebriamo qui nel Santuario della Madonna del Pianto, la mia parrocchia precedente era quella delle Lacrime della Madonna in Ponte Nossa).

            E c'è tra i Cristiani (forse anche qualcuno di voi) chi crede che questo del piangere sia una specialità del Cristianesimo.

            Chi di voi conosce un po' la storia sa che non c'è niente di più falso: in tutte le religioni del mondo, soprattutto nelle religioni pagane, si raccontavano queste storie. Il mondo greco, il mondo latino, erano pieni di templi in cui si pronunciavano misteriosi oracoli: segreti detti e non detti; si sperava che qualcuno li spiegasse. E non li spiegava mai nessuno; se no, che segreti erano?!

            E c'erano racconti di apparizioni di divinità, statue che parlavano o piangevano… forse perché nell'uomo - e anche in noi - c'è la tentazione di conoscere qualcosa del futuro, di sapere quello che accadrà; oppure di avere qualche segno di ciò che è al di là dei nostri occhi!

            Anche i primi discepoli, come avete ascoltato, aspettavano un segno, cercavano di conoscere il futuro; "Signore, è questo il tempo…?".  E la risposta è piuttosto brusca: "Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti…".

            E quelli però non si convincono: rimangono imbambolati a guardare in alto; e deve venire l'angelo a dire: "Oh! è ora di finirla: andate! È il tempo vostro".

            È, come dice il Vangelo di Marco, il tempo della testimonianza: occorre "scacciare i demoni, parlare lingue nuove, prendere in mano i serpenti, bere i veleni, curare i malati...".

            Guardatevi intorno: il nostro mondo è pieno di apparizioni, di segreti, di rivelazioni strane; ma è anche pieno di tanti veleni, pieno di tanti serpenti! Ci sono "i diavoli" in mezzo a noi! Non pensate al diavolo con le corna o ai serpenti che sono (ormai tutti lo sanno) animali per lo più innocui e anzi utili, perché mangiano i topi. Ma pensate ai veri veleni, che di tempo in tempo ritornano in mezzo a noi: la violenza, il razzismo, l'incomprensione, l'indifferenza!

            È di qu           si dovrebbe occupare; e dovrebbe essere capace di inventare le lingue nuove che permettono di comunicare ai ragazzi i valori eterni, di curare i mali che possiamo: mali del corpo, ma soprattutto i mali del cuore: le solitudini, gli affanni che a volte attraversano la nostra vita.

            Essere Cristiani significa soltanto questo: credere in Gesù, credere che sarà Lui l'ultima parola, l'ultima verità della nostra vita! All'orizzonte della nostra storia c'è Lui! Noi siamo testimoni di questa fede perché crediamo in lui e tentiamo di renderlo presente nella vita di ogni giorno.

            C'è una preghiera che i nostri bambini ripetono volentieri e che le nostre catechiste amano: comincia così: "Cristo non ha mani, ha soltanto le nostre mani; Cristo non ha labbra, ha soltanto le nostre labbra…".

            Non c'è niente di più vero: essere Cristiani significa proprio prestare a Gesù le proprie mani, la propria bocca, per continuare ad essere nel mondo testimoni della sua Vita. A parole, lo sapete, è facilissimo; ma nella vita di ogni giorno è più difficile: i veleni fanno male anche a noi, l'indifferenza rischia di prendere il nostro cuore! Siamo qui ogni domenica per conservare nel cuore la speranza di camminare verso Gesù! Spero che nessuno di voi si aspetti segni, rivelazioni; che nessuno si aspetti che chi parla da qui riveli qualche segreto...

            Non ci sono segreti: la vita è una cosa seria! Il futuro è nelle mani di Dio, il presente è nelle nostre mani. A noi è affidato il compito di portare avanti, come possiamo, la testimonianza di Gesù, i suoi valori, nella vita di ogni giorno!